Il giardino all’inglese in Italia: dall’eclettismo al giardino italiano “di ritorno”

16 Marzo 2018

Lo stile del giardino all’inglese ha influenzato profondamente i giardini italiani tra Ottocento e Novecento, fino a dare vita a straordinari esempi di eclettismo come il giardino Stibbert a Firenze. Ma sarà proprio un architetto paesaggista inglese, Cecil Pinsent, a reintrodurre lo stile italiano nei giardini della penisola.

Diffusione della moda del giardino all’inglese in Italia

Agli inizi del 1800 un grande flusso di viaggiatori provenienti dall’estero arrivarono in Toscana ed acquistarono terreni e ville che molte famiglie erano costrette a vendere per le gravose tasse imposte. Molti fra i nuovi arrivati erano inglesi e, anche per questo motivo, la moda del giardino all’inglese si diffuse rapidamente, da una parte perla gestione molto costosa di un giardino formale, dall’altra per una questione stilistica e di moda dell’epoca.
Già a partire dai primi anni del 1800 abbiamo alcuni esempi di questa trasformazione nei dintorni di Firenze, come il parco di Villa Demidoff a Pratolino
e quello della Villa Reale di Castello, che vennero trasformati dal giardiniere boemo Joseph Frietsch per volontà granducale. A Firenze vennero ridisegnati in stile inglese il Giardino Torrigiani e il Giardino della Gheradesca. I teorici del momento suggerivano che per quanto riguardava i giardini di piccole dimensioni lo stile all’inglese fosse non proprio adeguato, ma non sfuggirono comunque a questo destino molte porzioni di piccoli giardini.
Angiolo Pucci, giardiniere capo del Giardino di Boboli, docente universitario e grande esperto di botanica a cavallo tra XIX e XX secolo, nel Proemio della sua opera “La storia dei giardini di Firenze” scriveva;

“I nostri giardini più belli, sorti all’epoca del Rinascimento, ebbero per la maggior parte cattiva sorte. Alcuni furono completamente abbandonati e non ultima delle cause fu la diminuita potenzialità finanziaria dei loro proprietari, per i quali era troppo grave il costoso mantenimento di essi. Altri, quasi per la stessa ragione, furono notevolmente ridotti nella loro estensione ed infatti anch’oggi ne rimangono parecchi ridotti a piccolo spazio. Altri poi cambiarono faccia addirittura, cioè dallo stile prettamente italiano, anche se monotono sempre però elegante e ricco, furono ridotti allo stile nuovo inglese.”

Il Parco della Villa di Pratolino, lunetta di Giusto Utens

In Italia, lo stile paesaggistico del giardino all’inglese venne introdotto e divulgato in modo scientifico da Ercole Silva, scrittore e architetto paesaggista, appassionato botanico, che ci ha lasciato un’opera edita nel 1801,unica sullo stile paesaggistico italiano, “Dell’arte de’ giardini inglesi “di cui riportiamo un estratto:

“L’artista giardiniere riuscirà felicemente, facendo quasi tutto il diametralmente opposto a quanto deve fare l’architetto, il quale è inceppato dalla rigida proporzione, angustiato da regole invariabili dell’austera geometrica esattezza, nemica de’slanci del genio, che agghiaccia sovente tutto ciò ch’è soggetto al suo calcolo.”

Il giardino italiano “di ritorno” tra Ottocento e Novecento

Agli inizi del Novecento, in molti giardini all’italiana che avevano subito le drastiche trasformazioni imposte dallo stile del giardino all’inglese, si recuperò appunto il gusto o lo stile italiano. Ne costituisce un esempio interessante il giardino Corsi Salviati a Sesto Fiorentino, che nel 1907 venne restituito allo stile formale originario ad opera del conte Giulio Guicciardini, nipote ed erede del marchese Bardo, che addirittura fece costruire anche un teatro di verzura. Nel 1800 infatti erano stati operati grandi cambiamenti all’originario impianto cinquecentesco, per imprimere uno stile “all’inglese”. Altri importanti esempi di giardini all’italiana “di ritorno” sono il Palazzo Ducale di Urbino e il Palazzo Medici Riccardi a Firenze, di originario impianto seicentesco, tanto per citarne alcuni.

Giardino Corsi Salviati a Sesto Fiorentino

Questa tendenza storicistica trova il suo massimo sviluppo tra la fine del 1800 e i primi decenni del secolo successivo, e viene causata, oltre che dal tramontare della passione per i grandi spazi paesaggistici, da un rinnovato interesse verso la nostra tradizione che si accompagnava ad un senso di orgoglio patriottico piuttosto diffuso in quel periodo. I giardini realizzati ex novo o anche quelli “all’inglese” che vengono ristrutturati, ritrovano l’antica consuetudine di cercare un dialogo con le architetture presenti.

Il Giardino Stibbert esempio di eclettismo

Al contempo però, venivano molto spesso integrati elementi naturalistici o esotici, reminiscenze dello stile paesaggistico del giardino all’inglese che, influenzato dalla moda orientalista anch’essa importata dall’Inghilterra, conferivano a questi spazi connotazioni ampiamente eclettiche. Valga per tutti l’esempio del Parco realizzato da Frederick Stibbert, un inglese di madre italiana che visse a Firenze, alla fine dell’ottocento. Stibbert infatti progettò per la sua residenza privata, oggi trasformata in museo, un parco che, oltre a vaghe connotazioni paesaggistiche e a richiami del giardino “all’italiana”, accoglie un laghetto “all’orientale” ed un tempietto egizio, rendendolo un chiaro esempio di eclettismo.

Il tempietto egizio nel giardino Stibbert a Firenze

La cultura giapponese aveva assunto grande importanza nella vita di F. Stibbert, la cui collezione di armature e armi esposte nella sezione giapponese del museo è una delle più ricche al mondo. Il nostro studio ha voluto omaggiare il giardino Stibbert con una proposta di giardino in stile giapponese, a completamento dello spirito eclettico che caratterizza il parco.

Il recupero dello stile “italiano” in Toscana: Cecil Pinsent

A partire poi dall’Unità di Italia grazie ai nuovi collegamenti ferroviari, alla sparizione delle dogane e all’unificazione delle monete, si poté assistere ad una sorta di vera e propria migrazione di molti inglesi e americani che si trasferirono in Italia, in pianta stabile. La nostra bella Italia costava poco, sia per vivere che comprare nuove proprietà e fare nuovi progetti, anche di giardini.

In effetti alla reintroduzione dello stile “italiano” in Toscana contribuirono in modo particolare personalità provenienti dall’estero, tra cui spiccò l’inglese Cecil Ross Pinsent che riuscì ad integrare e a trasformare in una dimensione idealizzata il formalismo dei giardini all’italiana, tanto che molti dei suoi giardini sono passati come “autentici” giardini all’italiana. Amico di Geoffrey Scott, prezioso bibliotecario del grande critico d’arte Bernand Berenson, grande conoscitore del Rinascimento italiano, Pinsent lavorò ai Tatti, la proprietà che Berenson acquistò a Settignano, sulle colline fiorentine. Per Pinsent il giardino doveva essere un’estensione della casa all’aria aperta con una successione di “stanze”, capaci di creare una serie di impressioni più che una vista da cogliere in solo colpo d’occhio. Amico anche della scrittrice americana Edith Warthon, Pinsent si ispirava ai giardini formali italiani che con lei amava visitare, introducendo elementi nuovi e contribuendo alla cosiddetta “anglicizzazione “dei giardini italiani. A questo proposito non possiamo non citare fra gli interventi di ineguagliabile valore, Villa la Foce in Vald’Orcia. Qui l’intervento di Pinsent è davvero straordinario. L’amicizia con Iris Origo, scrittrice anglo-irlandese, la sua cultura e la sua sensibilità combinate con la profonda conoscenza della storia dei giardini italiani, porteranno alla creazione di un giardino unico.

La Foce, Chianciano Terme

Questo testo è un estratto dalla pubblicazione, curata dal nostro studio, dedicata al giardino di Villa Marselli a Montefollonico (Fondazione Torrita Cultura, 2017).

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