Piccolo dizionario di sopravvivenza per tecnici e amministratori del verde pubblico – Seconda Parte

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20 Aprile 2021

(ma anche per politici e cittadini) – Parte 2

Nel continuare il discorso sui temi di aggiornamento sul paesaggio e verde più diffusi in questi ultimi anni vogliamo offrire il nostro contributo su altri concetti: ecosystem services, green infrastructures, rain garden e bioswale.

Ecosystem Services

infografica ecosystem service studio bellesi giuntoli

Gli ecosystem services o servizi ecosistemici sono quei benefici offerti dalle singole piante e/o dalla vegetazione nel suo insieme, come ad esempio la purificazione dell’acqua, il miglioramento della qualità dell’aria, la fissazione della CO2, la mitigazione degli estremi climatici.

Naturalmente questi benefici sono sempre esistiti ma adesso siamo in grado di misurarli e di quantificarne l’impatto su alcuni aspetti dell’ambiente e della vivibilità del pianeta. Ad esempio siamo in grado calcolare quanta CO2 o quante polveri sottili le piante possono rimuovere dall’atmosfera e capire quindi quali miglioramenti apportano alla qualità dell’aria che respiriamo. Inoltre con questo approccio scientifico saremo anche in grado di capire quali e quante piante mettere a dimora per ottenere uno specifico “servizio”.

Il primo esempio italiano di questo approccio ed uno dei primi al mondo è il nostro progetto del parco del termovalorizzatore a Parma dove ci era stato richiesto di rimuovere con le piante la stessa quantità di polveri sottili emesse dal termovalorizzatore. Abbiamo quindi fatto i calcoli con un modello matematico e poi, in base ai risultati, abbiamo scelto le specie e le quantità e quindi realizzato un parco che accoglie migliaia di piante tra alberi e arbusti.

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Parco Industriale Parma 2004
parco industriale parma
Parco Industriale Parma 2004

Green Infrastructure (GI)

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L’infrastruttura verde è un concetto semplice ma che richiede un cambiamento culturale molto, molto rilevante. La GI è una rete di aree naturali e semi-naturali (spazi verdi, filari alberati, aiuole, ecc.) progettate e gestite per fornire una vasta gamma di servizi ecosistemici. Se in questa rete c’è anche l’acqua, (fiumi, laghi ecc.) e quindi oltre che spazi verdi (con le piante) ci sono anche quelli blu, la GI si può chiamare infrastruttura blu e verde Green Blue Infrastructure (GBI). In generale la GI ha l’obiettivo di migliorare le condizioni ambientali e quindi la salute e la qualità della vita. La GI supporta l’economia sostenibile creando anche opportunità di lavoro legate all’ambiente.

Detto questo è chiaro che la GI non è una innovazione tecnologica ma appunto culturale e progettuale, cioè nel progetto di una GBI si assemblano elementi già noti come spazi verdi o blu, vegetazione, laghi, fiumi ecc. per costruire un sistema che ottimizzi i servizi ecosistemici offerti alla cittadinanza. Gli ingredienti sono quindi gli stessi di sempre ma utilizzati in modo diverso, avendo soprattutto in mente che questi elementi per funzionare al meglio, soprattutto per alcuni aspetti (ad esempio biodiversità) devono formare una rete e quindi essere in
comunicazione l’uno con l’altro.

Noi abbiamo prodotto delle linee guida per progettare le GBI per conto del Distretto Appennino Settentrionale e nell’ambito del progetto Interreg Marittimo 2014-2020 “Proterina 3evolution” chi fosse interessato può contattarci per averne una copia in PDF.

Rain Garden e Bioswale

Rain gardens e bioswales sono due modi “verdi” per gestire le acque derivanti da superfici impermeabili come strade e parcheggi. Soprattutto negli ultimi anni assistiamo, a causa dei cambiamenti climatici, ad eventi piovosi di grande intensità che possono provocare, soprattutto in ambito urbano dove vi sono ampie percentuali impermeabili di suolo, vere e proprie alluvioni cittadine.

Effetti di un nubifragio a Livorno (IT), in due giorni, tra il 9 e 10 settembre ’17, sono piovuti ca. 200 mm, con punte di 50 mm orari.
bioswale
Bioswale

Inoltre queste acque che scorrono veloci sulle pavimentazioni impermeabili e nelle fognature arrivano rapidamente nei fiumi che a loro volta possono esondare. Per evitare tutto questo si costruiscono dei piccoli invasi temporanei di acqua (rain gardens e/o bioswales), a fianco delle area impermeabilizzate, che trattengono le acque e le rilasciano lentamente in falda.

La differenza tra i due tipi di intervento in realtà è minima ed è principalmente dovuta alla forma: nel senso che il bioswale è una sorta di canale allungato mentre il rain garden può avere qualunque forma. La caratteristica più importante è che entrambi sono, oltre che un invaso temporaneo di acqua, anche dei piccoli spazi verdi. Le specie
vegetali da utilizzarsi oltre a considerare la natura del clima e del terreno locale dovranno anche essere in grado di sopportare la sommersione temporanea dovuta al momentaneo invaso di acqua.

A titolo di esempio possiamo mostrarvi il nostro progetto del Parco Urbano di Piazza d’Armi a l’Aquila,  In questo caso abbiamo previsto la realizzazione di rain gardens in grado di contenere l’acqua proveniente dalle superfici impermeabili di eventi molto significativi di pioggia con tempi di ritorno fino a 100 anni.

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Parco urbano di Piazza d’Armi, Aquila, 2014

Nella prossima puntata del piccolo dizionario vedremo che si possono anche costruire parchi interi per gestire questa tematica su scala urbana, i cosidetti sponge park, parchi spugna.

FONTI

  • F. Ferrini, A. Fini, J. Mori, and A. Gori, “Role of vegetation as a mitigating factor in the urban context,” Sustainability (Switzerland), vol. 12, no. 10. MDPI AG, 01-May-2020.
  • S. Mancuso, A. Giuntoli, Temi ambientali nella progettazione urbana. Urbanistica 131 (2006).
  • L. Massetti, M. Petralli, G. Brandani, M. Napoli, F. Ferrini, A. Fini, D. Pearlmutter, S. Orlandini, and A. Giuntoli. “Modelling the effect of urban design on thermal comfort and air quality: The SMARTUrban Project,” Build. Simul., vol. 12, no. 2, pp. 169–175, 2019.

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