Cerimonia del tè nel giardino giapponese

24 Ottobre 2016

Entriamo nel giardino giapponese che ospita il padiglione per la cerimonia del tè. Lo spazio per svolgere il viaggio purificatorio da compiere per poter arrivare con lo spirito giusto dal nostro ospite.

La cerimonia del tè

Cerimonia del tè, in Giappone significa ”l’acqua calda del tè”. Questa sequenza di gesti lenti e precisi risulta un rito sacro, paragonabile ad una messa, una cerimonia. La semplice preparazione dell’acqua calda del tè, diventa un difficile obiettivo, la ricerca di un vuoto finale. il Giappone importò il tè dalla Cina nel 1200, inizialmente il consumo riguardava solo nobili e ricchi mercanti. Nel tempo, i monaci buddisti utilizzarono il tè come bevanda di rito. Basandosi sugli ideali spirituali del buddismo, l’arte del tè diventa una “Via” per il superamento della fragilità dell’impermanenza umana. Il giardino giapponese che doveva ospitare il padiglione del tè era un giardino speciale.

Katsushika Hokusai, Casa del tè a Koishikawa il mattino dopo una nevicata

Contesto storico

Il contesto storico in cui si origina la cerimonia del tè ci aiuta a comprendere tale necessità. I samurai guerrieri coinvolti nelle lotte intestine e costretti al continuo spettacolo della morte, potevano trovare conforto nel momento di grande reciprocità della Cerimonia. Nel padiglione del giardino giapponese del tè, gli ospiti non avevano gerarchie, il ristoro veniva anche dalla pacifica convivialità fra pari. I quattro precetti della cerimonia: armonia, rispetto, purezza, serenità, concorrono alla creazione di un momento di simbiosi comunicativa. L’ambiente idoneo alla realizzazione di tale incontro, il Padiglione del tè, deve sostenere il senso dei quattro precetti.

Lavabo per le mani, Chōzubachi

Il sentiero fino al padiglione

La Via, il giardino del tè per arrivare al padiglione, deve preparare a tale momento. Percorrere il roji (ro significa «mostrarsi» e ji si riferisce al cuore o mente), equivale a «mostrare la propria natura», mettere a nudo la nostra natura originaria. Spogliarsi dagli affanni e ad allontanare le pulsioni più fisiche, libera anche dal fardello del sé, il rito acquista in qualità e ascolto dell’altro.

Il giardino del tè

Il giardino giapponese del tè rinforza il viaggio purificatorio in visione del padiglione del Tè. I principi base su cui impostarlo sono l’estetica e la purezza, nulla di ridondante. Si ricerca l’atmosfera pura dell’eremo in montagna, la solitudine in cui affondare una ricerca spirituale capace di allontanare dagli affanni della vicina città. Nel giardino giapponese del tè, l’uomo lavora per ricreare una natura naturale. Il dominio dell’uomo è lo stesso dei giardini all’italiana, ma qui si tende alla caotica armonia della natura.

Aspetti tecnici del giardino giapponese nella Cerimonia del tè

Prima di iniziare il percorso vero e proprio verso il padiglione, gli ospiti si cambiano d’abito in una sala d’attesa, chiamata machiai, poi iniziano a percorrere il sentiero. Roji – Il sentiero – è spesso segnato da pietre interrate in modo asimmetrico, dette tobiishi, in modo che l’ospite non si sporchi i piedi con il fango in caso di pioggia. Al termine del sentiero, prima di entrare nel padiglione, si trova un panca, detta koshikake, un luogo ove si attende che l’ospite venga ad accogliere gli invitati. Lungo il tragitto, a livello del terreno, si trova un lavabo per le mani, chōzubachi, provvisto di un mestolo di bambú, yuoke, per prendere l’acqua, versarla sulle mani e sciacquarsi la bocca, infine una piccola lanterna di pietra per far luce di sera. L’ingresso al padiglione deve essere molto basso, in modo che l’ospite, prima di entrare, chini la testa per coronare la disposizione d’animo che durante il roji dovrebbe aver raggiunto, un gesto di umiltà per disporsi all’ascolto, dimentichi del proprio io.

Esempio dell’uso di Liriope muscari nel giardino giapponese a Kew Gardens.

Le piante del giardino del tè

Anche la scelta delle specie, avviene nel giardino giapponese del tè, secondo canoni definiti. Gli alberi ad alto fusto vengono scelti fra conifere e latifoglie e sono caratterizzati da foglie scure, capaci di creare un ombreggiamento intenso e costante nelle stagioni. Fra le conifere; pini, cedri, abeti tassi e podocarpi. Fra le latifoglie sempreverdi, querce, osmanti, ligustri, camelie. Per conferire un tocco di mutamento stagionale e di colore si aggiungono delle caducifoglie: magnolie, paulonie, aceri, susini. Fra i cespugli, molti producono bacche rosse, come Nandina domestica, Ardisia crenata, Sarchandra glabra. Altri cespugli presenti: Lespedeza thunbergii, Euonymus sieboldianus, Aucuba, Deutzia, e Rhododendron e il profumatissimo Yuzu (Citrus ichangensis x Citrus reticulata var. austera). Fra le perenni vengono utilizzate la Begonia grandis, l’Ophiopogon japonicus, ed il Liriope muscari.

Questo articolo è apparso per la prima volta sul Bullettino n. 2/2016 della Società Toscana di Orticultura.

Un progetto di giardino giapponese

Il nostro Studio ha curato il progetto del giardino giapponese del Museo Stibbert a Firenze. La cultura giapponese aveva assunto grande importanza nella vita di F. Stibbert, la cui collezione di armature e armi esposte nella sezione giapponese del museo è una delle più ricche al mondo. Il giardino del museo è un esempio di eclettismo nel quale coesistono elementi di ispirazione orientale e occidentale: il giardino giapponese mira a valorizzare ulteriormente il genius loci del parco storico. 

Progetto per il giardino giapponese del Museo Stibbert a Firenze

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