Il giardino di Bell Gardia e “il telefono del vento”

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17 Gennaio 2022

In Giappone, su una collina che domina l’Oceano Pacifico nei pressi dalla città di Ōtsuchi, c’è un giardino diventato famoso in tutto il mondo. Il giardino di Bell Gardia, nato come giardino privato, è diventato un luogo di pellegrinaggio. A seguito dello tsunami del marzo del 2011, ha aperto le porte a tutti, in questo luogo le parole destinate ai nostri cari scomparsi possono essere affidate al telefono del vento.

Ancora in pandemia

Ancora in pandemia, ancora aleggia un’angoscia piatta, meno pungente che nel 2019 ma ancora viva. Le quarantene si susseguono nelle nostre vite e alla fine abbiamo imparato a gestirle. Il tempo torna a dilatarsi per certi versi. Leggere può essere salvifico, ci possiamo imbattere in qualcosa che accresce la nostra conoscenza, anche interiore. Nel periodo bigio e piovoso che ho appena attraversato ho ricevuto in prestito un libro intenso che mi ha fatto conoscere un giardino particolarissimo. Il libro si chiama “Quel che affidiamo al vento” e narra di un luogo, di un giardino, che ha il potere curativo di tutti i giardini ma la sua specialità è avere al proprio interno “il telefono del vento” ossia una cabina telefonica con un telefono senza fili che ha uno scopo specifico, creare una “conversazione” con i nostri cari defunti.

Giardino privato, Studio Bellesi Giuntoli, Chianti Toscana, 2015.
Giardino privato, Studio Bellesi Giuntoli, Chianti Toscana, 2015.

Un po’ di storia e il telefono del vento 

Raccontiamo brevemente la storia della nascita di questo luogo. In Giappone l’11 marzo 2011 si è verificato un sisma di magnitudo 9 della scala Richter, da cui si è originato uno tsunami con onde alte fra i 10 e i 40 metri che viaggiavano alla velocità di 750 km/h. La costa giapponese di Tōhoku è stata distrutta, la centrale nucleare di Fukushima è esplosa , in seguito a tutti questi fenomeni concatenati 20.000 persone hanno perso la vita. Il giardino di cui vi parlo si chiama Bell Gardia e l’idea di inserirvi un telefono è stata del suo proprietario, un designer di giardini, Itaru Sasaki, che alla morte di un suo caro cugino ha ideato questo sistema per continuare ad avere una relazione con lui. Il giardino è collocato su una collina che domina l’Oceano Pacifico, fuori dalla città costiera di Ōtsuchi e da quando lo tsunami si è abbattuto su quelle coste il telefono è diventato uno strumento pubblico. Il proprietario ha aperto le porte del giardino e migliaia di persone hanno iniziato a frequentarlo in pellegrinaggio.

Il telefono del vento consiste in una cabina telefonica di colore bianco con riquadri vetrati in modo che standovi dentro si possa contemplare il paesaggio. Al suo interno, un vecchio telefono nero a disco, con i numeri che si eseguono infilando l’indice e ruotando il meccanismo ogni volta che si forma un numero, fino al completamento della sequenza. Si entra si fa il numero del nostro caro e il gesto si compie. La cosa curiosa è che il dialogo è da prendersi sul serio! Alzi il telefono e componi quel numero e non un altro. “Babbo, da quando non ci sei più te, la famiglia è andata in malora”, gli direi io. Nonna “non sono mai riuscita a rifare le patate arrosto come le cucinavi tu!” E molte altre cose non condivisibili se non con “loro”.

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Giardino di Bell Gardia, Ōtsuchi, Giappone
Giardino di Bell Gardia, Ōtsuchi, Giappone

Il potere curativo del giardino

A Bell Gardia siamo aiutati dal vento, dal cielo, dai suoni della natura ad avvicinare quella persona che ci è venuta a mancare. Il telefono non ha fili ovviamente ma il filo simbolico che continua a tenerci
legati può essere aiutato da quel momento dedicato
. Il gesto, se si conosce minimamente la cultura giapponese non è stravagante e in definitiva tutte le culture e religioni coltivano modi per dialogare con i nostri cari.

Qualcuno può non avere la voglia o il coraggio di telefonare e allora può passeggiare in giardino, sedersi su una panchina, guardare le foglie, ascoltare gli uccellini, sa comunque che in quel luogo la dedizione a quel gesto di contattare l’aldilà è condivisa ed è normale in quel luogo. Anzi ci si va apposta. Il nostro dolore viene abbracciato dal giardino che si fa ponte fra un di qua e un di là che non sappiamo bene spiegare ma alle volte ci sembrano tanto vicini, altre lontanissimi.

Non so se ne avrò l’occasione o l’opportunità ma sicuramente mi piacerebbe progettare un giardino in cui collocare un telefono del vento. In Italia i dati riportati dalla Sorveglianza Integrata COVID-19 coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) danno 130.468 pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 dall’inizio della sorveglianza fino al 5 ottobre 2021.Considerando la terribile distanza a cui questo virus ci ha costretto mi farebbe piacere consentire almeno una telefonata virtuale. Anche il momento del commiato ci è stato rubato da questa terribile malattia. Lo strappo non si ricucirebbe ma il gesto sarebbe curativo.Nel mio giardino metterei sicuramente dei miscanti, dei crisantemi gialli degli evonimi dalle foglie cangianti e qualche conifera. Infine l’acqua non può mancare nel nostro vibrante ponte cosmico.

Giardino privato, Studio Bellesi Giuntoli, Chianti Toscana, 2015.

“A me fu recata, furtiva, una parola
e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro”

“GIOBBE” 4:12

FONTI

  • Laura Imai Messina, Quel che affidiamo al vento, Piemme, 2020.
  • Guillaume Duprat, L’altro mondo. Storia illustrata dell’aldilà. Ediz. illustrata, L’Ippocampo, 2016.
  • La Sacra Bibbia, Edimedia, Firenze 2015 (nella traduzione a cura della conferenza Episcopale Italiana)
  • I dati sul COVID-19 sono consultabili al sito https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia
  • La pagina ufficiale della fondazione benefica fondata da Itaru Sasaki, è consultabile al sito http://bell-gardia.jp/about_en

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