La coltivazione delle piante è un’attività che fornisce molteplici benefici, e che ci consente di ristabilire il contatto con la Natura. Questo può essere particolarmente importante nel caso di persone affette da disabilità fisiche e psichiche. In questo senso, l’ortoterapia può rappresentare un importante sostegno alle cure mediche tradizionali e anche come medicina preventiva.
I benefici fisici e mentali derivanti dal giardinaggio sono riconosciuti a livello medico. Infatti un numero sempre maggiore di ospedali e cliniche si sono dotati di spazi verdi all’aperto attrezzati appositamente. Questi sono chiamati enabling gardens, e sono dedicati alla riabilitazione dei pazienti, spesso attuando dei veri e propri programmi di ortoterapia (horticultural therapy). Attraverso questa pratica, le persone affette da disabilità, che possono avere difficoltà ad accedere agli spazi naturali, spesso per mancanza di attrezzature adeguate, sono in
grado di svolgere un’attività di giardinaggio, ristabilendo il contatto con la Natura.
L’ortoterapia si differenzia dall’attività di giardinaggio. Quest’ultima apporta infatti benefici alla comunità o ai gruppi di persone che vivono nello stesso ambiente a condividono interessi e valori. La terapia orticolturale è invece incentrata sulle interazioni uomo-pianta in senso molto più intimistico. Essa ha come obiettivo primario il recupero del benessere psico-fisico individuale dei pazienti. Il suo importante valore terapeutico risiede nel ruolo di sostegno alle cure mediche tradizionali e quale medicina preventiva per rafforzare la personalità del paziente, sfruttandone in modo armonico le potenzialità residue.
Il riconoscimento dei benefici apportati alla vita dell’uomo dal giardino e dalla sua gestione attiva ha radici che risalgono fino al Medioevo. Infatti nei monasteri le corti e i chiostri utilizzati quali luoghi di contemplazione, servivano anche per coltivare ortaggi, frutta, erbe medicinali, fiori. Allo stesso tempo questo “hortus conclusus” era anche luogo di ristoro per i viaggiatori, usato per la meditazione, il raccoglimento e per avvicinarsi al Divino.
Louis Lipp, propagatore dell’arboreto della Harvard University, avviò nel 1953 la prima attività di terapia orticolturale nei parchi pubblici nelle vicinanze di un centro per invalidi di guerra. Nel 1973 fu fondata la American Horticultural Therapy Association (AHTA). La fondazione in Inghilterra nel 1978 della Society for Horticultural Therapy, rinominata nel 1997 Thrive, ha dato modo a migliaia di persone di partecipare ai programmi di riabilitazione, coinvolgendo disabili affetti da problemi di apprendimento, disabili mentali, fisici o caratterizzati da altre problematiche.
In Italia l’ortoterapia si è diffusa soltanto negli ultimi decenni, ed è stata praticata grazie all’iniziativa individuale di persone sensibili a questo tema. Questa pratica sta finalmente trovando riscontro a livello professionale. Fino a pochi anni fa un italiano interessato all’abilitazione alla professione di terapista orticolturale doveva recarsi all’estero per ottenere una certificazione e poter praticare questa attività. Oggi esistono corsi e programmi organizzati da scuole professionali e università, le quali hanno avviato programmi didattici in questo senso.
L’ortoterapia opera mediante la stimolazione dei processi cognitivi attraverso l’attività fisica. Infatti nella cura delle piante sono necessarie molteplici azioni motorie. Essa interessa inoltre gli aspetti comportamentali, per gli effetti benefici già ricordati. Un altro ruolo importante è quello sociale. La solitudine o la depressione in cui spesso vivono anziani o persone affette da disabilità derivano principalmente da una condizione di isolamento e inattività. Il coinvolgimento nelle operazioni di coltivazione delle piante, favorendo l’esercizio delle facoltà mentali e motorie,rafforza l’autonomia e la libertà, e di conseguenza l’autostima.
A livello professionale, questa pratica può inoltre consentire il reinserimento dei disabili nel mondo del lavoro, attraverso un percorso di acquisizione di determinate abilità e conoscenze. A livello pratico e organizzativo, l’ortoterapia si fonda sul gruppo, che costituisce lo strumento base per qualunque attività di riabilitazione. Per tale ragione particolare attenzione deve essere rivolta alle dinamiche positive e negative che si possono sviluppare al suo interno. Attraverso l’attività di gruppo è possibile spiegare ai pazienti le procedure tecniche per svolgere i lavori manuali, mostrare gli strumenti impiegati e valutare i risultati giorno per giorno. Di seguito sono riassunti gli obiettivi terapeutici da raggiungere attraverso il percorso riabilitativo:
La pandemia da COVID-19 e la condizione di incertezza in cui viviamo hanno purtroppo incrementato i fenomeni di depressione tra le persone. Questo avrà delle conseguenze
importanti nel lungo periodo, che ancora non siamo in grado di anticipare. In questo senso un po’ di ortoterapia potrebbe aiutarci a superare questi tempi difficili. Ed è accessibile a tutti. Per svolgere questa pratica terapeutica non serve infatti avere un grande giardino. Va bene anche un balcone, o un angolo di casa dove ci sia un po’ di luce. Basta procurarsi i pochi utensili adatti, qualche pianta per cominciare e il gioco è fatto. Pensateci.
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