L’arte topiaria, risalente all’antichità, è giunta fino a noi dopo duemila anni di storia. Scopriamo insieme come in realtà questo concetto avesse in origine un significato molto più ampio, dal quale è nata e si è sviluppata l’arte dei giardini che oggi conosciamo.
L’invito a Castello Ruspoli a Vignanello per un’intervista sulla storia dei giardini della Tuscia è stata l’occasione per riflettere sul giardino all’italiana e in particolare sull’arte topiaria, questa straordinaria tecnica dell’arte giardiniera. Il giardino di Castello Ruspoli è infatti uno straordinario esempio di giardino all’italiana. Questo stile nasce in seguito a un processo evolutivo che affonda le proprie radici in epoca romana. I romani sono infatti i primi a progettare giardini ad impianto regolare e geometrico nelle loro ville. Questa idea viene in seguito ripresa e approfondita nel Rinascimento, dove il giardino all’italiana viene definito in tutte le sue caratteristiche, fino a diventare una delle tipologie di giardino più influenti e diffuse in tutto il mondo.
L’umanesimo è stata una corrente di pensiero la cui filosofia era fondata sull’idea che l’uomo avesse la facoltà di dominare in qualche modo la natura. Secondo questo principio, nell’arte dei giardini si sviluppa un tipo di disegno che vede nella realizzazione di strutture vegetali tridimensionali il simbolo della dominazione dell’uomo sulla natura. Questo tipo di giardino, conosciuto appunto come giardino italiano o all’italiana, è caratterizzato dal “bel disegno”. Questo perché il dominio sulla natura non era soltanto nel poterne strutturare la dimensione e le geometrie in senso estetico, ma era un qualcosa che si rifaceva all’essenza stessa della natura. La geometria intrinseca della natura veniva riproposta nel disegno del giardino. Affermare il proprio dominio sulla natura era anche un modo per sfoggiare il proprio potere, ed è per questo che i giardini all’italiana erano strettamente correlati con le dimore delle signorie italiane in epoca rinascimentale.
Ma come veniva realizzato il giardino all’italiana?
Era un giardino che veniva creato da artisti, spesso anche scultori,che avevano la capacità di lavorare con la materia vegetale in maniera tridimensionale. Questi artisti, come è testimoniato dalla trattatistica dell’epoca, conoscevano molto bene le specie botaniche della flora che all’epoca caratterizzava la penisola italiana. Infatti fino alla scoperta dell’America si trattava principalmente di piante autoctone provenienti dal bacino del Mediterraneo.
Grazie alla profonda conoscenza di queste piante, i giardinieri avevano capito sin dall’epoca romana che per realizzare questi volumi si dovevano usare specie con foglia piccola e sempreverde. Questo consentiva il perdurare del disegno del giardino durante tutte le stagioni, dando una dimensioni temporale di eternità e rafforzando ancora il concetto del dominio sulla natura. Se fossero state usate piante a foglia caduca, il giardino avrebbe perso forza, divenendo qualcosa di effimero e temporaneo.
La potatura in forme geometriche che costituisce il cardine del giardino all’italiana ha però origini molto più antiche, risalenti all’epoca romana, quando il termine ars topiaria aveva un significato molto più ampio.
L’arte dei giardini vera e propria nasce alla morte di Cleopatra nel 30 a.C., con l’inizio dell’Impero Romano.
La conquista romana unificò le tendenze sparse per il mondo mettendole al servizio di una nuova estetica. In verità, i Romani non si distaccarono mai dalla nostalgia delle loro tenute famigliari sulle colline del Lazio e della Sabina. Nelle nuove ville suburbane le famiglie dell’aristocrazia diedero vita a nuovi giardini, nei quali l’influenza greca fu comunque predominante. L’estetica che impregnava la poesia, la scultura e la pittura ellenica si impose sul giardino romano, con grandi novità nella composizione dei paesaggi.
In origine dunque il giardino romano nacque grazie all’influenza della pittura greca, configurandosi come un dipinto proiettato nelle tre dimensioni, un diorama costruito con le piante, materiali viventi messi a disposizione dalla natura.
Il giardino romano era anche popolato da statue e gruppi scultorei che mettevano in scena le leggende della poesia. Tuttavia non tutti disponevano di risorse tali da arricchire il proprio giardino con statue vere e proprie. Per soddisfare la clientela sempre più numerosa dei nuovi ricchi, i giardinieri pensarono di “scolpire” alberi e arbusti attraverso la “potatura plastica”, per rappresentare scene di caccia, battaglie navali o anche il nome dello stesso proprietario.
Il termine arte topiaria aveva in origine un significato molto più ampio. Come ci spiega Pierre Grimal nel suo volume L’arte dei giardini:
Nei primi testi latini in cui si tratta di giardini di piacere, il giardiniere è topiarius , cioè “paesaggista”. La sua arte è l’ ars topiaria, termine di cui gli storici moderni hanno troppo spesso limitato il senso affermando che si applicava solamente alla potatura pittoresca degli arbusti. In realtà questa potatura, di cui sappiamo che fu inventata e praticata dai giardinieri romani, è soltanto uno dei procedimenti dell’ars topiaria, e non appare che negli anni che precedettero immediatamente l’era cristiana, mezzo secolo circa dopo la nascita del giardino paesaggista romano.
Dunque all’inizio i topiari erano i paesaggisti veri e propri, cioè coloro che attraverso le piante rappresentavano le scene del giardino. In seguito questa definizione, in epoca rinascimentale si ridusse soltanto a quelle persone che erano capaci, con la loro arte, di mantenere in forma geometrica le strutture vegetali. L’arte topiaria nasce dunque nei giardini romani, diviene predominante nel Rinascimento e arriva fino a noi andando a costituire il culmine dell’arte giardiniera italiana.
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